Il "Pastore di Erma", a cura di Maria Monachesi, Roma, Libreria di cultura, 1923.

VISIONI

VISIONE I.

La prima rivelazione della Chiesa

1. Colui che mi nutrì e crebbe nella sua casa, mi vendette ad una tal Rode, a Roma; dopo un intervallo di molti anni ebbi occasione d'incontrarla di nuovo e allora, ravvisatala, presi ad amarla come sorella. Trascorso ancora un certo tempo, la vidi mentre si bagnava nel fiume Tevere, e, tesale la mano, la trassi a riva. E osservando la sua bellezza, riflettevo in cuor mio: quanto sarei felice di avere una sposa di tal bellezza e costume! Ma solo questo, e null'altro pensai. Passò ancora del tempo: un giorno in cui m'incamminavo verso Cuma glorificando la grandezza, la magnificenza, e la possanza del Creato, m'avvenne di addormentarmi per via; e lo Spirito Santo, mi prese e mi trasportò lontano par un luogo impervio, inaccessibile ad uomo; tant'era dirupato e corroso dalle acque. Ma appena ebbi oltrepassato il fiume mi trovai in pianura e, piegate le ginocchia, cominciai a pregare il Signore confessandogli i miei peccati. E nella preghiera vidi aprirsi il cielo ed ecco apparire la donna che avevo desiderato, che mi saluta dal cielo, dicendo: — Erma, salve. — Ed io levati gli occhi a lei, le domando: — O Signora, che fai mai qui? — Ed ella: —Il cielo mi accolse perchè io denunciassi i tuoi peccati al Signore. — Ti fai dunque mia accusatrice? — Non già questo; ascolta piuttosto ciò che sto per dirti: Il Dio «che ha la sua dimora nei cieli» e che ha creato l'essente dal non-essente e «che diede la virtù di crescere e moltiplicare» a cagione della Santa sua Chiesa, è adirato teco perchè hai peccato verso di me...—Verso di te? E in qual modo? ti ho forse rivolto mai una parola meno che vereconda? Non ti ho sempre considerato quasi un essere divino? Non ti ho trattato sempre come una sorella? Perché mai, o donna, mi accusi falsamente di peccato sì malvagio ed impuro? — Ella risponde sorridendo: —Non commettesti colpa alcuna, ma bramosia ne salì al tuo cuore, e ciò non ti par male per un uomo giusto? Poiché l'uomo giusto non ha pensiero che di giustizia, ed in questo suo pensare la sua gloria s'innalza nei cieli e gli propizia in ogni occasione il Signore; morte e schiavitù si attirano invece coloro che nutrono in cuore pensieri disonesti, specialmente poi quelli che, curandosi solo di questo secolo, orgogliosi delle loro ricchezze terrene, non aderiscono con tutto il loro essere ai beni futuri. Ma si pentiranno, e amaramente, quanti, vivendo senza speranza, hanno rinunziato a sè e alla vera vita. Tu, se non vuoi esser compreso fra costoro, innalza a Dio la tua preghiera, ed Egli «risanerà i peccati tuoi» di tutta la tua famiglia e di tutti i Santi — .

2. E com'ebbe pronunciate queste parole, si chiusero i cieli, ed io fui solo, tremante e contristato. E dicevo fra me: se ciò mi viene imputato a peccato, come potrò salvarmi o come placherò l'ira di Dio per le colpe veramente commesse? O quali preghiere basteranno a riconciliare il Signore con me? Mentre nel cuore combattuto agitavo tali pensieri, vedo ad un tratto innanzi a me un bianco seggio, grande, fatto di lane niveo. E venne una donna vecchia, in splendide vesti, con un libro in mano che, sedutasi, mi saluta: — Erma, salve — Ed io a mia volta, ancor triste e piangente: — Signora, salve — Perché mai, Erma, — ella mi dice, — tu di solito così sereno, calmo, ridente sempre, ti mostri ora crucciato, rannuvolato in volto, senza il minimo segno di letizia? — A cagione d'una donna eccelsa che m'ha accusato d'aver peccato a suo riguardo — rispotìdo. Ed ella: — Ciò non si addice a servo di Dio; senza dubbio pensiero di lei salì al tuo cuore, e ciò solo, nei servi di Dio implica peccato; ogni spirito penetrato di gravità e già messo alla prova deve evitare ogni pensiero impuro; soprattutto poi ne rifugga Erma, il continente, colui che è lontano da perverse cupidigie, ed ha l'animo riboccante di semplicità e di innocenza grande.

3. — Non però per questo Dio è adirato, ma perché egli esige che tu corregga i tuoi figli che peccano e contro di Lui e contro i genitori. Tu per il troppo amore alla tua famiglia non l'ammonisci e così facendo la lasciasti andare in grave corruzione; da ciò l'ira del Signore; ma Egli risanerà tutto il male avvenuto fin ora nella tua casa e che è causa della rovina dei tuoi affari terreni. Poiché Iddio misericordioso ebbe pietà di te e di tutta la tua casa e sol che tu coraggiosamente ti accinga a rinvigorire la virtù dei tuoi familiari, ti fortificherà e convaliderà nella sua gloria. Come il fabbro, battendo col martello l'informe metallo, ne ricava l'oggetto che vuole, così anche la parola quotidiana di giustizia supera ed ha ragione di qualsiasi malvagità. Non ristare dall'ammonire i tuoi figli, poiché ho la certezza che se si ravvederanno di tutto cuore saranno inscritti coi santi nei libri della vita. Terminato questo discorso, mi dice: — Vuoi sentire la mia lettura? — ed io — Voglio, o Signora. — Ed ella ancora : — Ascolta attentamente le lodi di Dio. — E allora sentii cose grandi e meravigliose che non ebbi forza di ritenere nella memoria, parole da far tremare, che l'uomo non è capace di sostenere. Solo le ultime, ricordo, miti, che si addicono a noi, e sono: «Il Dio delle potenze» che con virtù invisibile e forte, e con grande intelletto «ha creato il mondo» E nel glorioso suo consiglio ha rivestito di bellezza la sua creatura e con parola possente «ha fermato e infisso il cielo» e «ha posto le fondamenta della terra sopra le acque» e nella sua sapienza e previdenza ha gettato le basi della Chiesa che ha anche benedetto, ecco, Egli «rimuove» i cieli e «i monti» e i colli, e i mari e tutto si stende per i suoi eletti in una sconfinata pianura, onde adempiere la promessa ch'Egli fece loro in molta gloria e tripudio, se seguiranno le Leggi che da Lui ricevettero con atto di fede grande — .

4. E quand'ebbe terminato la lettura e si fu alzata dal seggio, vennero a toglierlo quattro giovinetti che subito se ne andarono verso oriente Ella mi chiama, mi tocca con la mano il petto e mi domanda: — Ti è piaciuta la mia lettura? — Signora — rispondo — mi son piaciute le ultime cose, perché le prime eran troppo difficili e dure. Ed ella: — queste ultime sono indirizzate ai giusti, le prime ai Gentili e a coloro che han rinnegato la fede. — E mentre così parlava apparvero due' uomini che, presala sulle braccia, se ne andarono nella stessa direzione cui s'erano avviati i giovinetti col seggio: l'oriente. Lieta se ne andò e andandosene mi disse: — Sii forte, Erma.

VISIONE II.

Il Libro

SOMMARIO: Capitolo I. Mentre Erma è assorto nella preghiera, gli appare di nuovo la vecchia che gli porge il libro onde annunziarne il contenuto agli eletti di Dio; non potendolo ritenere nella memoria Erma lo trascrive.

Capitolo II. Dopo quindici giorni trascorsi nel digiuno e nella preghiere, Dio concede ad Erma la comprensione del libro: si rimproverano in esso i peccali commessi dai figli e dalla moglie di Erma, e si esortano alla penitenza.

Capitolo III. Continua l'esposizione del contenuto del libro: Erma perdoni le iniquità dei figli e non abbandoni, per le sue colpe, la moglie; egli ha sofferto molto perché ha trascurato di correggere la sua famiglia, ma la sua qualità di uomo giusto e la vita continente lo salveranno.

Capitolo IV. Un giovane dal bellissimo aspetto (il Pastore, che poi gli apparirà in figura diversa) appare ad Erma e gli rivela che la vecchia è la Chiesa, non già, come egli crede, la Sibilla. In una nuova visione si ripresenta la vecchia annunziandogli che gli farà scrivere due libri da inviare l'uno a Clemente, l'altro a Grapta.

VISIONE III.

La Torre

1. La terza visione, o fratelli, fu la seguente: Dopo che con molti digiuni e preghiere ebbi implorato il Signore che mi concedesse la rivelazione promessami a mezzo della vecchia, proprio questa mi apparve di notte dicendomi: — Dal momento che un cosi zelante desiderio ti punge di acquistare cognizione di tutto, va nel campo ove coltivi il grano e là circa l'ora quinta verrò io a mostrarti ciò che conviene tu veda. — O Signora, ma in qual punto del campo? — le domando — Dove vuoi — risponde. Ed io scelsi un luogo ben appartato. Ma prima ancora che aprissi bocca per designarglielo mi dice: — Verrò là dove tu vuoi.— Andai dunque, o fratelli, al campo e, contate le ore, mi recai al luogo stabilito ed ecco che vedo lì un seggio d'avorio e sopra di esso un cuscino di lino e, sopra un panno pure di lino spiegato, un'altro anch'esso di finissimo lino. Fu grande la mia meraviglia nel vedere tutte queste cose sul seggio ed il luogo deserto: quasi un tremito mi prese, e mi si rizzarono i capelli. E un brivido mi corse per le ossa al pensiero di trovarmi lì solo. Ma come, rientrato in me, mi tornò in mente la gloria di Dio, e ripresi coraggio, piegai le ginocchia, e confessai di nuovo al Signore i miei peccati. Ed allora venne la vecchia con i sei giovinetti di prima, che si pose al mio fianco e mi ascoltava pregare e confessare le mie colpe al Signore. E poi toccandomi mi dice: Erma, cessa dal pregare sempre per i tuoi peccati. Prega invece per ottenere il sentimento di giustizia, onde farne partecipe la tua casa. E presomi per mano mi solleva e mi conduce al seggio dicendo ai giovani: —Andate e edificate. — E quando, allontanatisi i giovani, noi fummo soli, mi dice: siedi qui. Ed io: — Signora, lascia che si siedano prima gli Anziani. Ma ella ancora: Siedi, ti dico — Però non mi permise di sedermi alla sua destra, come desideravo,. ma mi fece cenno con la mano di collocarmi alla sua sinistra. E mentre io, tutto rattristato, riflettevo, mi dice: — Sei dispiacente, Erma? ma pensa che la destra spetta ad altri, cioè a coloro che per la loro virtù sono già piaciuti a Dio e che hanno sofferto per il suo nome; a te molto fa difetto ancora per meritar di sedere con essi. Ma ti sarà concesso se perdurerai nella tua semplicità e come a te, a quanti praticheranno le opere che essi hanno praticato e soffriranno ciò che essi hanno sofferto.

2. — E che mai hanno sofferto? — domando. —Senti —dice — flagellazioni, carcere, tribolazioni grandi, croci, belve per il suo nome. Per questo hanno diritto alla destra nella dimora dei Santi e com'essi quanti hanno sofferto per il suo nome. Per tutti gli altri c'è la sinistra. Ma nessuna differenza nelle promesse e nelle ricompense, fra quelli seduti a destra e quelli a sinistra; solo che quelli di destra hanno in più una gloria speciale. Tu sei bramoso di sedere con loro, ma te l'impediscono i tuoi difetti, che sono molti. Ma ne sarai purificato, tu e tutti quelli che non dubitano, in questo stesso giorno — Detto ciò se ne voleva andare, ma io, caduto ai suoi piedi, la implorai nel nome del signore di mostrarmi la promessa visione. E allora ella mi prese di nuovo per mano e, fattomi alzare, mi fece sedere nel seggiola sinistra, e anche ella si sedette, ma a destra. E sollevata una verga risplendente mi dice: — Non vedi uno spettacolo grande? — ed io : — Signora, nulla vedo. — Ed ella ancora: Ecco, non vedi innanzi a te una gran torre edificata sulle acque, di pietre tetragone splendide? — Infatti su uno spazio quadrangolare i sei giovani venuti con lei costruivano una torre, e moltitudini di uomini portavano pietre estraendole gli uni dal baratro profondo delle acque, gli altri dalla terra asciutta e le passavano ai sei giovinetti e questi prendevano ed edificavano poiché convenivano perfettamente con le altre pietre e aderivano sì strettamente le une alle altre da non lasciar apparire neppure la congiuntura: così che 1'edificio della torre sembrava di una sola pietra. Delle pietre poi provenienti da luogo asciutto, alcune ne gettavano via, altre ne adibivano alla costruzione, altre ancora le facevano in pezzi e le scagliavano lungi dalla torre. Altre poi, in gran numero, giacevano abbandonate intorno alla torre e non erano adoperate per la fabbrica; erano infatti alcune ruvide come per scabbia, altre con fessure, altre bianche e rotonde e perciò inadatte alla costruzione. Ne vidi poi altre che, gettate lungi dalla torre e giunte sulla strada, non vi rimanevano, ma rotolavano giù in un precipizio, altre poi cadevano nel fuoco e bruciavano; altre ancora arrivavano sull'orlo dell'acqua e, pur volendo rotolarvi dentro non vi riuscivano.

3. Dopo avermi mostrato ciò voleva andarsene. Ma io le dico: — Signora, a che mi giova l'aver visto se non comprendo ? — Sei ben curioso,— risponde,—di sapere tutto quello che si riferisce alla torre. — Si — dico io — o signora, desidero vivamente di annunziarlo ai fratelli, cosi che ne siano allietati e confessino il Signore in gloria grande. Ed ella: molti ascolteranno, ma di questi alcuni si rallegreranno, altri piangeranno, ma se al pianto seguirà il pentimento, anch'essi avranno giubilo. Non annoiarmi più per la rivelazione, poiché anche le rivelazioni, essendo ormai compiute, hanno termine; ma tu, nella tua petulanza, non cesserai di domandarmene. La torre che tu vedi sono io, la Chiesa, apparsa a te e ora e prima. Domandami dunque, circa la torre, quello che vuoi; ed io te lo rivelerò affinché ti rallegri insieme coi Santi. — Io le dico: Signora, giacché una volta m'hai ritenuto degno di rivelarmi tutto, rivela. — Ella risponde: — Ciò che sarà lecito rivelarti, ti sarà rivelato. Solo, che il tuo cuore sia rivolto a Dio, e nessun dubbio ti assalga intorno a ciò che puoi vedere. — Ed io le domandai: — Perché mai, o Signora, la torre viene edificata sulle acque? — Te l'ho detto più di una volta: tu t'interessi delle Scritture e le esamini diligentemente; cerca, dunque, e troverai la verità. La ragione per cui la torre sorge sulle acque è questa: che la vostra vita fu già salvata dalle acque, e lo sarà ancora, giacché la torre ha le sue fondamenta nella parola del nome onnipotente e glorioso ed è sostenuta dalla potenza invisibile del Signore.

4. Ed io potei solo risponderle: — Signora, è grande e mirabile questa visione. E chi sono i sei giovinetti che attendono alla costruzione? — Sono i Santi Angeli di Dio, le prime creature cui il Signore affidò l'intero Creato infondendo loro virtù di edificarlo e di accrescerlo e potenza per governarlo; da loro verrà perciò ultimata la costruzione della torre. — E gli altri, quelli che portano le pietre chi sono, o Signora? — Anch'essi Santi Angeli di Dio, sebbene inferiori ai primi. Ma quando l'edificio sarà compiuto tutti insieme giubileranno intorno alla torre e glorificheranno Iddio — Ancora le domandai: — Signora, vorrei sapere a qual fine siano destinate le pietre e quale la loro virtù.— Non già che tu solo fra tutti lo meriti, chè anzi ad altri migliori di te spetterebbe la precedenza, ma affinché, dissipati i dubbi di coloro che tormentano i loro cuori ragionando sulla esistenza o meno di queste realtà, sia resa gloria al nome di Dio, ti sarà rivelato il significato intimo di questa visione. Dì, dunque ai dubbiosi che nulla di ciò è estraneo alla pura verità, ma che tutto è saldo e ben fondato e incrollabile.

5. — Senti ora circa le pietre che vanno in costruzione : Quelle quadrangolari e bianche e ben aderenti le une alle altre nelle congiunture, sono gli apostoli, i vescovi, i maestri e i diaconi che vissero tutti secondo i santi precetti di Dio, e adempirono ciascuno la propria missione, i primi esercitando l'episcopato, gli altri insegnando, gli ultimi amministrando in purità e santità a servizio degli eletti di Dio, alcuni già addormentati, altri ancora viventi ; che nei rapporti reciproci mantennero inalterata l'armonia e nell'intimo del cuore la pace, e non vennero mai meno l'uno verso l'altro, all'obbedienza. E per questo che, nell'edificio, le congiunture aderiscono perfettamente. — E quelle estratte dalla profondità delle acque e che, immesse nella costruzione, convengono esattamente le une alle altre, chi sono? — Coloro che hanno sofferto per il nome del Signore. — Desidero ancora sapere, o Signora, chi sono le pietre provenienti da luogo asciutto.— Ed ella: — quelle che vanno in costruzione e non presentano necessità di venir dirozzate e tagliate in alcuna parte furono accolte dal Signore perché procedettero sulla via della rettitudine da Lui tracciata e praticarono con felice esito i suoi precetti.— E quelle che, condotte a mano, vengono aggiunte all'edificio, chi sono? — Sono i neofiti e i credenti; gli angeli li esortano a ben operare, giacche non fu riscontrata in essi alcuna traccia di malvagità. —E quelle respinte e gettate via chi sono? Sono i peccatori che vogliono ravvedersi; per questo non furono gettate lontano dalla torre; perché ravveduti saranno anch'essi idonei e utili all'edificio. Quanti stanno sulla via del pentimento, se giungeranno in tempo mentre dura ancora la costruzione della torre saranno fortificati nella fede,ma se questa sarà compiuta prima, allora non vi sarà più posto per essi e saranno reietti. Per ora solo di questo vantaggio godono, di star vicini alla torre.

6. — E quelle che, per esser tutte rotte in pezzi ne sono gettate lontano, vuoi sapere chi sono? Sono i figli del peccato; la loro fede fu maschera d'ipocrisia, poiché non un poco della malvagità che li possedeva sì allontanò dai loro spiriti; per essi non v'è salvezza e la loro malvagità li rende inutili alla torre. Perciò furono spezzati e respinti lontano; perché mossero a sdegno il Signore. Le altre pietre che vedesti giacere abbandonate in gran numero, non adibite all'edificio, sono quelle ruvide ed aspre come per scabbia, quelli che, pur avendo conosciuto la verità, non si sono mantenuti fedeli ad essa e non si uniscono saldamente ai Santi. Per questo sono mutili. —— E quelle che presentano tagli e fenditure chi sono? — Sono coloro che nutrono in cuore malvolenze recipoche e non vivono concordi, e pur mostrando sul volto i segni della pace, poi, quando si separano gli uni dagli altri, tutti i malvagi sentimenti perdurano nei loro cuori. Questo è il significato delle spaccature delle, pietre. Quelle mutili poi, rappresentano coloro che hanno creduto e, in linea generale, hanno anche praticato la giustizia, ma che conservano ancora il seme del peccato; per questo sono mutile invece che intere. — E quelle bianche «rotonde, non atte alla costruzione, chi sono o Signora? — E fu la risposta: — Ma fino a quando sarai così stolto ed avrai bisogno di domandare tutto, senza nulla capire? Questi sono coloro che hanno fede, ma possiedono le ricchezze di questo secolo. Al momento della tribolazione costoro rinnegano il Signore per le ricchezze e per gli interessi terreni. — Ed io replico: — Signora, quando saranno in condizione di divenire utili all'edificio? — Quando, dice, sia nettamente recisa da doro la dovizie che ne incatena i cuori, diverranno utili a Dio. Poiché come la pietra di forma rotonda non può mutarsi in quadrangolare se non se ne tolga il soprapiù, cosi anche i ricchi di questo mondo non possono riuscire di utilità alcuna al Signore se non si operi una separazione radicale tra loro e le loro ricchezze. Prendi esempio dal caso tuo: quand'eri ricco eri inutile, ora invece, perdute le ricchezze, sei utile alla vita. Vogliate dunque divenire utili a Dio; e ricordati bene, che tu appartieni a questo genere di pietre.

7. Le altre pietre, che vedesti gettate lungi dalla torre e cadere sulla via e quindi rotolare giù per luoghi impervii, sono coloro che, dopo aver "creduto, si allontanano per i dubbi dalla vera via, e credendo di trovarne una migliore sottostanno a ogni genere di stenti errando invano attraverso sentieri inaccessibili. Quelle che cadono nel fuoco e bruciano sono coloro che alla fine «hanno apostatato dal Dio vivente» ed al cui cuore ancora non salì pensiero di ravvedimento perché ottenebrati dalle cupidigie della loro dissolutezza e delle malvagità operate. Vuoi poi sapere chi sono le pietre che, cadute fino all'orlo dell'acqua, non riescono a rotolarvi dentro? «Questi sono coloro che prestano ascolto al Verbo» e desiderano di «essere battezzati nel nome del Signore» ma poi, venuti a conoscenza della verità, si pentono e tornano a seguire di nuovo le loro malvage bramosie. —E così ella pose termine alla spiegazione della torre. Ma io non mi vergognai di domandarle ancora se tutte quelle pietre gettate lungi dalla torre e non idonee alla costruzione potessero trovar posto in essa e se fosse concessa loro la penitenza — Si — ella mi risponde — hanno possibilità di pentirsi, ma non di convenire a questa torre. Converranno ad altro luogo molto inferiore a questo, quando avranno subito la prova dei tormenti e avranno compiuto i giorni che son loro assegnati per la remissione dei peccati. E solo per questo potranno esser trasferiti di qui, perché parteciparono alla parola di giustizia. E saranno liberati dai tormenti se salirà al loro cuore il rimorso delle malvagi opere compiute. Altrimenti la durezza del loro cuore toglierà ad essi ogni via di salvezza.

SOMMARIO dei cap. VIII-XIII:

Capitolo VIII La Chiesa, sempre in sembianze di vecchia, indica ad Erma sette donne, sulla cui virtù poggia tutto il simbolico edificio. Esse sono la Fede, la Continenza, la Semplicità, la Sapienza, l'Innocenza, la Castità, la Carità. Quindi ingiunge ad Erma di comunicare a tutti i fedeli la visione ed i precetti che sta per dettargli.

Capitolo IX. Erma esorti i fratelli tutti, e in modo speciale i pastori, a nutrire scambievoli sentimenti di pace, i ricchi ad assistere ed aiutare i poveri e i bisognosi.

Capitolo X. Dopo ciò, ritornano i sei giovinetti che prendono di peso la vecchia e la portano davanti alla torre; altri quattro vi trasportano anche il seggio; Erma prega l'angelo della penitenza di rivelargli il significato delle tre figure nelle quali era apparsa la Chiesa, e l'angelo lo consiglia di digiunare per meritare da Dio la rivelazione.

Capitolo XI. La Chiesa gli apparve la prima volta sotto forma di vecchia seduta nel seggio, perché lo spirito cristiano era invecchiato, inaridito, senza vigore a cagione dell'ignavia e dei dubbi.

Capitolo XII, La seconda volta aveva il viso giovanile, e stava in piedi, (però i capelli erano bianchi e la carnagione da vecchia) perché lo spirito cristiano udita la rivelazione fu rinovellato e fortificato nella fede cosi da meritare la visione della torre.

Capitolo XIII. Da ultimo apparve giovane e bella e lieta perché gli spiriti cristiani furono lietamente rinnovati dalla visione della torre; sedeva nel seggio che ha salde basi, perché coloro che hanno accettato la penitenza hanno saldi sostegni.

VISIONE IV.

La persecuzione.

SOMMARIO: Capitolo I. Mentre Erma procede per la via campana domandando al Signore di completare e perfezionare le rivelazioni concessegli, vede avanzarsi, sbarrandogli la strada, una bestia grandissima, quasi un enorme cetaceo, dal capo a quattro colori nero, rosso, aureo e bianco.

Capitolo II Egli riesce ad evitarla con un atto di fede al Signore, che in compenso gl'invia l'angelo Tegri. La Chiesa ornata ora quale giovane sposa, gli spiega che la bestia rappresenta la persecuzione cui andranno incontro i fedeli e che potranno vincere solo ravvedendosi di tutte le colpe e avendo fiducia nel nome del Signore.

Capitolo III. I quattro colori simboleggiano: il nero il mondo, il rosso il sangue e il fuoco in cui questo mondo perirà, l'oro i fedeli che l'hanno fuggito e che saranno anch'essi purificati dal fuoco; il bianco è il secolo venturo in cui gli eletti di Dio saranno puri e immacolati. Ciò spiegato, la Chiesa scompare.

VISIONE V.

Il Pastore.

Mentre, seduto sul mio lettuccio, nella mia casa, pregavo il Signore, entrò un uomo dal volto venerando, in aspetto di pastore, ricinto di una bianca pelle di capra, con una bisaccia sulle spalle ed un bastone in mano. Mi salutò ed io gli ricambiai il saluto. Subito si sedette accanto a me dicendo: — Sono stato mandato dall'Angelo Santo e venerabile fra tutti per abitare insieme con te per tutto il resto della tua vita — Io credetti ch'egli venisse a tentarmi e perciò gli domandai: — Ma chi sei tu? giacché io conosco bene colui alla cui custodia fui affidato. — Ed egli: — Proprio non mi riconosci? — No — dico — Sono io — spiega — il Pastore che ti fu assegnato — E mentre ancora parlava il suo aspetto si trasformò ed io lo ravvisai e fui preso dalla confusione e dal timore, e mi colpì dolorosamente il pensiero di avergli risposto così stoltamente e male.

Ma egli mi dice: — Non ti confondere, fortifica piuttosto il tuo animo nei comandamenti che sto per darti. Poiché fui inviato per spiegarti di nuovo tutto ciò che hai visto prima, cose a voi essenzialmente utili. Anzitutto scrivi i precetti e le similitudini ; il resto lo scriverai man mano che te lo verrò dimostrando; ti consiglio però, di dare la precedenza ai precetti ed alle similitudini perchè tu possa leggerli subito e praticarli.

Perciò scrissi i «Mandati» e le «Similitudini» secondo che egli mi comandò; e se voi, ascoltatili, li custodirete e praticherete, procedendo in essi con purità di cuore, riceverete dal Signore quanto vi ha promesso. Se invece non vi pentirete e persisterete nei vostri peccati, avrete da Dio opposto contraccambio.

Tutte queste cose mi comandò di scrivere il Pastore, l'angelo della penitenza.

MANDATI

MANDATO I.

Professione di Fede.

Anzitutto credi nell'esistenza di un Dio unico «che ha tutto creato e tutto condotto a termine » e che ha trasformato in essente il non-essente e, tutto in sé comprendendo, Egli solo è impossibile a contenersi. Abbi in Lui fede e timore, e nel timore sii temperante. Osserva questi precetti così da allontanare da te ogni malvagità rivestendo ogni virtù di giustizia. Se sarai fedele a questo insegnamento vivrai in Dio.

MANDATO II.

La semplicità.

Il Pastore mi dice: — Rivesti la semplicità; fatto innocente, diverrai come i piccoli bambini che ignorano la malvagità che perde la vita degli uomini. Ricordati anzitutto di non sparlare mai di nessuno e neppure di dilettarti nell'ascoltare un detrattore, poiché prestando fede a ciò che gli suggerisce la sua mala lingua o anche semplicemente con lo stare a sentire, ti farai partecipe della sua colpa. Giacché, credendo, anche tu sarai mal disposto contro il tuo fratello; ed è perciò che sarai complice nel peccato della maldicenza, opera di malvagità, demonio instabile, che non si quieta mai, ma sempre dimora dov’è discordia o dissenso; tieniti ben lontano da lui, se vuoi stare in pace con tutti. Indossa l'abito della santità in cui non è malvagio inciampo, ma tutto è piano e giocondo. Opera il bene e, del ricavato delle tue fatiche, concessoti da Dio, fa dono ai bisognosi in semplicità di cuore, senza far distinzione a chi dai e a chi no; giacché Dio vuole che i suoi doni siano distribuiti fra tutti. Quelli che ricevono renderanno conto a Dio del perché ricevettero e a qual fine; se vi furono costretti dalla necessità non saranno sottoposti a giudizio, ma quelli che ricevettero in ipocrisia ne pagheranno la pena. Invece colui che dà è sempre esente da colpa, perché non facendo distinzione nel donare adempì semplicemente il mandato del Signore, che gli ordinava di compiere la distribuzione, così come aveva ricevuto. E la distribuzione semplicemente compiuta divenne degna di gloria presso Dio, così che chiunque amministra i suoi doni semplicemente vivrà in Lui. Osserva perciò questo precetto affinché il ravvedimento di tutta la tua casa sia trovato in semplicità e il tuo cuore « puro e immacolato ».

MANDATO III.

La Verità.

Sommario: Il Pastore esorta Erma ad amare sempre la verità onde non rendere mendace lo Spirito che Dio ha affidato all'uomo veritiero.

MANDATO IV.

La purezza. II peccato e la penitenza.

1. Dice il pastore: — Custodisci, secondo che io ti comando, la purità, così che mai salga al tuo cuore pensiero di sposa altrui o di contaminazione alcuna o di altri vizi di tal genere, se non vuoi peccare gravemente; se avrai sempre presente la tua sposa non commetterai colpe. Se desiderio siffatto o anche altri ugualmente impuri assedieranno il tuo cuore, peccherai, che anche il semplice desiderio per i servi di Dio è peccato; se poi alcuno di essi non solo desidera, ma compie una sì malvagia azione, si acquista la morte. Guardatene dunque e tieniti lontano da simile bramosia, e ricordati che al cuore dell'uomo giusto, ove la santità ha la sua dimora, non può giungere il peccato.

Io rispondo: — Signore, concedimi che ti rivolga qualche domanda - Di pure — Signore, io dico, se uno ha una sposa fedele nel Signore e la coglie in adulterio, pecca il marito convivendo con lei? — Finché l'ignora egli risponde — non pecca, ma se il marito conosce il suo peccato e la donna non si ravvede, ma persiste nella sua colpa e il marito seguita a convivere con lei, diviene partecipe del peccato e complice nell'adulterio della moglie — Signore — replico io — che dovrà dunque fare il marito se la moglie perdura nella sua passione?

- Che le dia congedo, risponde, e resti per conto suo; ma se poi, dopo aver allontanato la propria moglie, si unisce ad un'altra donna, è anch'egli adultero. — E se — domando ancora — la moglie ripudiata dal marito si ravvede e vuole tornare a lui, non sarà accolta? — Anzi, dice, se il marito non la riceverà, si renderà reo di colpa grave, poiché chi dopo il peccato si pente merita d'esser ricevuto; non però per molte volte poiché ai servi di Dio è concessa per una sola volta la penitenza; ed è appunto in vista di ciò che il marito non deve sposare di nuovo. Questa prassi è stabilita per l'uomo e per la donna. L'adulterio però non si consuma soltanto col contaminare la propria carne, ma anche coll'operare in modo simile ai Gentili. Così se alcuno persiste in tal genere di adulterio e non si ravvede, allontanati da lui, e non accomunare la tua vita alla sua se non vuoi divenire anche tu complice e partecipe del suo peccato. A voi, uomini o donne, fu comandato di rimanervene per vostro conto (in caso di adulterio) perché è possibile il ravvedimento. Ed io, conclude il Pastore, con queste mie parole non intendo già fornire occasione a compiere questi atti di adulterio cui ho accennato, ma ad offrire al peccatore possibilità di non più peccare. Per ciò che riguarda il primo peccato dunque, vi è chi può darne la guarigione: Colui che ha potere di operare ogni cosa.

2. — Di nuovo gli dissi: — Poiché il Signore mi ha ritenuto degno di averti compagno nella mia dimora, ascolta ancora pazientemente poche mie domande: giacché non comprendo nulla, tanto il mio cuore è indurito dal passato iniquo operare. Dammi tu la facoltà di comprendere: io sono stolto e nulla capisco — Ed egli mi risponde: — Io sono addetto alla penitenza e perciò a tutti coloro che si pentono faccio dono della comprensione. E non ti sembra che ne sia indizio e principio il fatto stesso di pentirsi? Invero, la penitenza è intendimento grande. Poiché colui che si pente comprende che

« male operò al cospetto del Signore » e il ricordo dell'azione compiuta sale al suo cuore recandogli il pentimento, ed egli non commette più inique azioni, ma piuttosto compie opere buone a profusione umiliando e tormentando la sua anima nel rimorso del peccato. Vedi dunque che il ravvedersi è intelligenza grande. — Per questo — soggiungo — o Signore, ti interrogo con tanto zelo e insistenza: perché essendo peccatore desidero sapere per quali opere vivrò: che molti e di varia natura sono i miei peccati.

— Vivrai — egli risponde — se osserverai i miei precetti, e chiunque, avendoli ascoltati, li osserverà, vivrà in Dio.

3. — Ancora — dico — o Signore, seguiterò ad interrogarti. — Di’ pure — risponde. — Ed io — Ho sentito da alcuni maestri che sola penitenza a noi concessa è quella che ricevemmo nel giorno in cui, scendendo nell'acqua battesimale, ci furono rimessi i peccati commessi prima.

— Infatti, è proprio cosi — mi dice — Colui che ha ricevuto la remissione dei peccati non dovrebbe mai più cadere, ma dimorare nella santità. Ora dal momento che ti dai cura d'investigare diligentemente ogni cosa, ti chiarirò anche questo punto, essendo però ben lungi dal mio intento di dar occasione di peccare a coloro che attualmente stanno sulla via della fede o che di recente hanno creduto nel Signore. Quelli infatti che appena credettero o che sono per credere hanno non già la penitenza, ma la remissione dei peccati; invece per coloro che furono chiamati prima d'ora, il Signore pose la penitenza. Essendo Iddio conoscitore dei cuori e prevedendo tutto, conobbe la debolezza degli uomini e la multiforme astuzia del demonio intesa a "macchinare ogni sorta d'iniquità contro i servi di Dio, perciò nella sua misericordia ebbe pietà della propria creatura e le concesse questa penitenza di cui a me fu conferita la potestà. Ma — dice ancora, — se dopo quella grande e santa chiamata alcuno, tentato dal demonio peccherà, ha una sola penitenza. Ma se uno che abbia già ricevuto questa penitenza subito dopo pecca e si pente, non gli sarà salutare; difficilmente tal uomo vivrà.

Io gli dico: — Mi hai ridonato la vita spiegandomi tutto ciò con esattezza e precisione; poiché ora so che se non aggiungerò altri peccati a quelli commessi finora sarò salvato.

— Sarai salvato — risponde — e con te tutti, quanti faranno queste cose.

4. — Ancora gli dissi: — 0 Signore, poiché sei cosi paziente da ascoltare tutte le mie domande, chiariscimi ancora una cosa. — Dì pure — mi risponde — Ed io: — 0 Signore, nel caso che uno dei coniugi, uomo o donna preceda l'altro nell'eterno sonno, pecca il superstite se sposa di nuovo? — Non pecca — risponde — ma se rimane nella sua vedovanza acquista a sé maggior onore e un titolo di gloria di fronte al Signore. Ma, ripeto, se sposa non pecca. Osserva la continenza e la santità, e vivrai in Dio. Quanto ti ho detto o ti dirò fra poco custodiscilo gelosamente fin da questo momento, dal giorno in cui, essendomi stato affidato, io prendo dimora nella sua casa.

Ti saranno rimessi i tuoi peccati se osserverai i miei precetti; e a tutti saranno rimessi, a quanti, osservandoli, procederanno in tale purezza e santità di vita.

MANDATO V.

La longanimità.

1. Dice il Pastore: — Se sarai longanime e prudente, avrai ragione di tutte le iniquità e acquisterai forza ed energia per operare in perfetta giustizia. Poiché se sarai longanime lo Spirito Santo che abita in te sarà puro, non oscurato da alcun malvagio spirito, e dimorando in un luogo ampio esulterà e gioirà insieme col vaso che lo contiene o servirà Dio in gran letizia avendo in sé serenità e benessere. Se invece sopraggiunge la collera, lo Spirito Santo, che è tenero, viene spinto d'un tratto in angusto spazio perché non trovando il luogo puro cercherà di ritirarsi: è soffocato infatti dallo spirito malvagio e, contaminato dall'iracondia, non ha luogo ove servire al Signore: poiché il Signore abita nella longanimità e il demonio nell'iracondia. Male incoglierà quindi a quell'uomo nel cui cuore coabitano i due spiriti. Fa conto di prendere un po’ d’assenzio e di versarlo in una anfora di miele, forse che non sparisce del tutto il miele ed è si corrotto da una minima quantità di assenzio da perdere affatto la dolcezza che gli è propria e da non trovar più grazia presso il padrone avendo perduto nella miscela la sua qualità d'esser dolce? Ma se nel miele non introduci l'assenzio, si ritrova dolce ed è utile e gradito al proprietario. Vedi dunque che la longanimità è dolcissima, assai più del miele, ed è utile e ben accetta al Signore che in essa ha eletto la sua dimora. L'iracondia al contrario è amara e inutile. Ora, se mescoli le due cose, la longanimità viene contaminata e la preghiera non ha alcuna efficacia presso Dio.

- Volevo sapere, o Signore, qual fosse l'opera dell'ira per guardarmene.

- Davvero, se non te ne guardi tu stesso e non ne tieni lontana la tua casa, puoi abbandonare ogni speranza di salvezza. Ma vedi di astenerti, giacché io sono con te. E se ne asterranno quanti si pentiranno di tutto cuore; allora io sarò con essi e li aiuterò, - poiché tutti furono giustificati dall'Angelo Santissimo.

2. — Senti ora quant'è dannosa l'iracondia e come può pervertire i servi di Dio, e con quali atti li allontana dalla giustizia. Non allontana già i fervidi nella fede, né può su essi esercitare il suo potere malefico, perché li accompagna la virtù del Signore. Allontana invece quelli che hanno il cuore arido e dilacerato dal dubbio. Quando vede uomini di tal genere star sene tranquilli, si caccia nel loro cuore, e allora per un nonnulla il marito o la moglie si adira, per una questione di dare o ricevere, o per simili sciocchezze. Tutto ciò è stolto e vano e folle e dannoso per i servi di Dio.

Invece la longanimità è grande e valida, e la sua virtù, forte e tenace, fruttifica largamente, sempre ilare, esultante, esente da cura, « un perenne inno di gloria al Signore »; mai turbata da interna amarezza, si mantiene sempre dolce e quieta. Questa longanimità dimora con coloro che vivono in una fede intera, senza restrizioni né riserve. L'iracondia prima di tutto è stolta, leggera e pazza, e da questa pazzia deriva l'amarezza, dall'amarezza l'animosità, dall'animosità l'ira, dall'ira il furore; infine il furore risultante da mali sì gravi è peccato grande e insanabile. Quando gli spiriti di queste passioni dimorano nello stesso vaso in cui ha sede lo Spirito Santo, quel vaso non può contenerli tutti, ma rigurgita. E perciò lo spirito tenero non potendo coabitare con lo spirito malvagio che è duro, si allontana dall'uomo che li ha in sé entrambi e cerca una nuova dimora, ove siano dolcezza e tranquillità. Quell'uomo però dal quale si è allontanato, resta affatto privo di spirito di giustizia e per il resto pieno di spiriti malvagi, e irrequieto e incostante in ogni sua azione: poiché quegli spiriti iniqui lo trascinano di qua e di là come un cieco, privo di retto intendimento. Questa è la sorte di tutti gli iracondi.

— Guardati dunque dall'iracondia, spirito malvagio, rivesti la longanimità, resisti all'amarezza e in te si ritroverà la santità che è amata dal Signore. Vedi di non trascurare mai questo precetto; se infatti ne farai cosa tua, potrai osservare anche gli altri che sto per dettarti; attingi in essi vigore ed energia, e, come te, l'attingano quanti vogliono a questi insegnamenti uniformare la loro vita.

MANDATO VI.

La fede: i due angeli.

Sommario: Capitolo I. Il Pastore annuncia ad Erma che gli illustrerà la virtù della fede, del timore, della continenza.

2. Dice il Pastore: — Ascolta quello che sto per rivelarti riguardo alla fede: Due angeli accompagnano l'uomo, l'uno è l'angelo della giustizia l'altro quello dell'iniquità.

- Come farò allora, dico io, o Signore, per riconoscere il loro operare, se abitano entrambi insieme con me?

- Senti, mi risponde, e comprendi: l'angelo della giustizia è tenero e verecondo, mite e placido. Quando questi sale al tuo cuore ragiona con te di giustizia, di purità, della padronanza di sé e di ogni opera giusta, e di ogni esimia virtù. Quando tutti questi sentimenti salgono al tuo cuore, sappi che l'angelo della giustizia è con te. Queste sono dunque le opere dell'angelo della giustizia: abbi fede in questo e nelle sue opere. Ora sta ben attento nel sentire quali siano le opere dell'angelo della malvagità: prima di tutto è irascibile, amaro e privo di senno, e le sue azioni così malvagie da pervertire i servi di Dio. Dunque quando costui sale al tuo cuore sappilo riconoscere dalle opere.

- Ma non so, o Signore, come posso riconoscerlo.

- Senti — dice — quando la collera o l'amarezza cadono su di te, sappi che egli è in te, quando bramosia di molte azioni e sontuosità di cibi e bevande e di ebbrezze e di molteplici licenze e di cose non necessarie, e desiderio di donne e di guadagni e albagia e millanterie e cupidigie simili a queste saliranno al tuo cuore, sappi che l'angelo della cattiveria è in te. Tu dunque, conoscendo le tue opere tieniti ben lontano da lui e non prestargli fede poiché le sue azioni sono malvagie e dannose ai servi di Dio. Ora sei bene informato sulla capacità di entrambi gli angeli; tieniti dunque lontano dall'angelo della malvagità il cui insegnamento non può essere che malvagio, sempre. Se infatti un uomo è fedele e il pensiero di quest'angelo sale al suo cuore, è inevitabile che quell'uomo o quella donna pecchi. Se, viceversa, alcuno, o uomo o donna è, quanto è più possibile, malvagio, e ascendono al suo cuore le opere dell'angelo della giustizia, è assolutamente necessario che compia qualche cosa di buono. Vedi dunque che è bene seguire l'angelo della giustizia e star lontani dall'angelo della malvagità. Questo ti rivela il mandato riguardante la fede: affidati all'angelo di giustizia e, praticando le sue opere vivrai in Dio; credi che le azioni dell’angelo di malvagità sono pericolose, ma sii sicuro che non operandole vivrai in Dio.

MANDATO VII.

II Timore.

Sommario: Il Pastore spiega ad Erma che deve temersi soltanto Dio, non il demonio in cui non è potenza alcuna; temendo Dio si temeranno anche le opere del demonio che sono malvagie.

MANDATO VIII.

L'Astinenza.

Sommario: Il Pastore spiega ancora: l'astinenza è duplice giacché dal male ci si deve astenere, il bene, invece, operarlo.

MANDATO IX.

Il Dubbio.

1. Il Pastore mi dice: allontana il dubbio da te e non esitare mai nel chiedere qualche cosa al Signore dicendo in te stesso: — Come posso osare di domandare a Dio e sperare di ricevere avendo tanto peccato versò di Lui? Non ragionare su questo, ma piuttosto, «rivolgiti con tutto il tuo cuore al Signore», chiedigli senza esitare, mostrando di conoscere quanto sia grande la sua misericordia, ch’egli non ti abbandonerà, ma esaudirà la preghiera dell’anima tua. Che Dio non è come gli uomini che si ricordano del male ricevuto; Egli invece ne è immemore ed è pietoso verso la sua creatura. Tu perciò purifica il tuo cuore da tutte le vanità di questo secolo e da tutti i difetti di cui t'ho già parlato; prega il Signore e riceverai ogni cosa; di nessuna preghiera inesaudita dovrai rammaricarti, se saprai chiedere senza esitare. Se invece dubiterai nel tuo cuore, non vedrai compirsi nulla, poiché quelli che esitano al cospetto di Dio sono i dubbiosi e nulla ottengono di quel che chiedono. Coloro invece che sono perfetti nella fede tutto chiedono « confidando nel Signore » e ottengono perché la loro domanda non fu turbata dal minimo dubbio, e ogni dubbioso, se non si ravvede, difficilmente sarà salvato. Purifica dunque il tuo cuore dal dubbio, rivesti la fede che è forte e riponi in Dio piena fiducia di ottenere ciò che chiedi. E se per caso una volta riceverai tardi, non dubitare per il fatto che non fu subito esaudita la preghiera dell'anima tua; poiché certamente il ritardo è dovuto ad una tentazione o ad una mancanza che tu ignori; non cessare dal domandare ed otterrai; ma se proverai un momento di scoraggiamento o di dubbio accusa te stesso, non già il Donatore. Rifletti bene su questo dubbio: è nocivo e stolto e allontana molti dalla fede, anche assai fedeli e forti; è figlio del diavolo e troppo danneggia i servi di Dio. Disprezzalo dunque e superalo in ogni azione, avendo rivestito la fede, la forte, la potente. Poiché la fede tutto promette, tutto compie mentre il dubbio che non si affida in completo abbandono di sé, non consegue neppure una delle cose che essa sa operare. Vedi dunque —conclude il Pastore — che la fede viene dal Signore ed ha virtù grande, il dubbio invece, spirito terreno, è dal diavolo e non ha alcuna virtù. Tu perciò servi la fede, e guardati dal dubbio; così vivrai in Dio e tutti vivranno in Dio, quanti nutrono tali sentimenti in cuore.

MANDATO X.

La Tristezza.

1. Dice il Pastore: — Scuoti da te la tristezza, perché é sorella del dubbio e dell'iracondia.

- 0 Signore, ma come può essere sorella di questi? che altro mi sembra sia l'ira, altro il dubbio ed altro ancora la tristezza.

- Sei stolto, se non comprendi che la tristezza è il peggiore di tutti gli spiriti e oltre modo dannosa ai servi di Dio e capace di perdere l'uomo e di annientare lo Spirito Santo seppure poi, di nuovo, lo salva.

- 0 Signore, — rispondo, — veramente sono stolto e non capisco questo tuo parlare in parabole; come possa perdere e poi di nuovo salvare proprio non lo comprendo.

- Senti — dice — coloro che non hanno mai indagato la verità, né scrutato la divinità ma hanno soltanto creduto restando immersi negli interessi terreni e nelle ricchezze, e nelle amicizie dei pagani e in tutte le attività di questo secolo, non possono comprendere le parabole della divinità. Impacciati da tutte queste faccende si corrompono e divengono spiritualmente inutili; come le viti buone che, cadendo in trascuratezza, sono rovinate dalle spine e da erbacce di ogni genere, così gli uomini di fede che s’immischiano di tali cose perdono il discernimento e non comprendono più nulla di giustizia, perché quando sentono parlare di divinità e di verità la loro mente resta assorta nei loro interessi e non capiscono addirittura niente. Quelli invece che hanno timor di Dio e si curano d'investigare la divinità e la verità e il cui cuore è sempre rivolto verso il Signore, comprendono a volo ciò che loro si dice; perché là dove abita il Signore è pieno intendimento e comprensione senza limiti. Aderisci perciò con tutta la tua anima a Dio e capirai ogni cosa.

2. — Sta a sentire, o stolto, come la tristezza, annienti lo Spirito Santo e poi di nuovo lo salvi. Quando il dubbioso intraprende una cosa qualsiasi e non vi riesce per il suo esitare, la tristezza di cui ti parlo entra nell'uomo e contrista lo Spirito Santo e lo distrugge. Poi quando l'ira assale l'uomo per qualsivoglia motivo e lo amareggia, di nuovo nel suo cuore si fa strada l'amarezza, e si contrista per l'azione compiuta e si pente di aver fatto il male. Ma mestizia di tal genere, dunque, è manifesto che implichi la salvezza perché ha condotto l'uomo al pentimento. È chiaro che ambedue i sentimenti contristano lo Spirito, il dubbio perché non permise la riuscita dell'intento e l'ira per la coscienza di aver male operato. Tutte e due le cose, il dubbio e l'iracondia inducono perciò la tristezza nello Spirito Santo. Spogliati dunque della tristezza e non voler offendere lo Spirito Santo che dimora in te affinché non deponga mai a tuo danno presso Dio e si allontani da te. Lo spirito di Dio concesso a questa carne non soffre tristezza né angustia.

3. — Rivesti invece la letizia che gode sempre favore presso Dio ed è a Lui bene accetta, e abbandonati lietamente ad essa: l'uomo ilare opera il bene, pensa il bene, e disprezza la tristezza. Sempre ed in ogni caso l'uomo triste fa il male, anzitutto perché contrista lo Spirito Santo che non già mesto, ma lieto è stato dato all'uomo, in secondo luogo, contristando lo Spirito Santo, pecca perché non prega il Signore né gli rende lode riconoscendolo; la preghiera dell'uomo triste non ha forza per ascendere all’altare di Dio.

- E perché? — domando io.

- Perché — risponde il pastore — la tristezza è insediata nel suo cuore e, essendo mista alla preghiera, non le permette di salire liberamente fino al trono del Signore. Come infatti l'aceto e il vino mescolati insieme non hanno lo stesso piacevole sapore, così dalla mestizia mischiata con lo Spirito Santo non può risultare una preghiera ugualmente efficace. Purifica dunque te stesso da questa perversa tristezza e vivrai in Dio, e tutti vivranno in Dio, quanti allontaneranno la tristezza per rivestire la letizia.

MANDATO XI.

Del profeta e dello pseudo-profeta.

1. Il Pastore mi mostrò alcuni uomini seduti su uno scanno ed un altro in cattedra, dicendomi: — Vedi quelli seduti sullo scanno?

- Li vedo, o Signore.

- Ebbene — egli spiega — gli uni sono i fedeli, l'altro è lo pseudo-profeta, colui che fa smarrire il retto discernimento ai servi di Dio; ai dubbiosi, naturalmente, non già ai fedeli. Quelli sono i dubbiosi che vanno a lui come ad un indovino e l'interrogano sul proprio avvenire, e questo, lo pseudo-profeta che non ha in sé alcuna virtù di Spirito Divino, risponde regolandosi dalle loro domande e, secondando le cupidigie della loro malizia, ne soddisfa i desideri, ma, essendo un uomo vano, non può dare che risposte vane ad uomini vani; infatti su qualunque cosa lo si interroghi risponde secondo la vacuità dell'uomo non assistito da Spirito Divino. Gli accade, talvolta, di cogliere nel vero, giacché il demonio occupa il suo spirito nella speranza di poter rovinare uno di quegli uomini giusti che lo stanno a sentire. Quanti, dunque, sono validi nella fede del Signore e rivestiti di verità, non aderiscono a simili spiriti, ma se ne tengono ben lontani, quanti invece dubitano sempre e alternano di continuo il peccato con la penitenza, vanno a consultare gli indovini come i gentili, e in tal modo, ossequiando gl’idoli, si rendono rei di colpa anche più grave, poiché colui che su qualunque argomento interroga uno pseudo-profeta è un idolatra, e vuoto di verità e pazzo. Quando lo spirito di profezia è veramente concesso da Dio non aspetta che gli si chiedano vaticini, ma possedendo la virtù del divino, profetizza spontaneamente perché il dono profetico gli viene dall'alto, dalla virtù dello Spirito Divino. Invece lo spirito che parla quand'è interrogato e per soddisfare i vani desideri degli uomini, è terreno e leggero, privo di virtù e non dice profezie, se non gli vengono richieste.

- 0 Signore — domando — come si potrà riconoscere chi di essi è profeta, e chi pseudoprofeta?

Senti — dice — di entrambi; e dalle norme che sto per darti potrai giudicare il profeta e lo pseudo-profeta: dal tenore di vita riconosci l'uomo che possiede lo Spirito Santo; anzitutto colui che ha lo Spirito Santo dall'alto, è mansueto e tranquillo e modesto e si astiene da ogni malvagità e stolta bramosia di questo mondo, e si rende più umile di tutti gli uomini e non profetizza perché richiesto e neppure spontaneamente; che lo Spirito Santo non parla per volontà d'uomo, ma quando Dio lo vuole.

Quando dunque l'uomo penetrato di Spirito Divino si reca al luogo dove si riuniscono gli uomini giusti aventi la fede del divino Spirito e la preghiera degli uomini congregati sale a Dio, allora l'angelo dello spirito profetico che sta al suo fianco riempie l’uomo, che parla alla folla secondo che vuole il Signore. Cosi dunque sarà manifesto lo spirito della divinità, tanto grande è la virtù del Signore.

- Senti ora — dice — dello spirito terreno e vano, privo di virtù, avente solo stoltezza; anzitutto l'uomo che crede di possedere lo spirito innalza se stesso e vuole avere il primo seggio, ed è sfrontato, audace, impudente e ciarliero e vive in mollezze e abitudini fallaci e accetta mercede per la sua profezia; e se non riceve non profetizza. Può dunque lo Spirito Divino ricevere mercede e profetizzare? non fa questo un profeta di Dio; ma lo spirito di tali profeti è terreno. Per di più, lo pseudo-profeta non si avvicina alla riunione degli uomini giusti, ma anzi li sfugge; si unisce invece ai dubbiosi, ai vani e attirandoli negli angoli più oscuri sciorina loro le sue profezie e non fa che ingannarli ciarlando a vuoto e assecondando le loro bramosie; giacche risponde anche a uomini del tutto vani: il vaso vuoto infatti messo insieme con altri anche vuoti, non si rompe, ma tutti suonano cozzando l'uno contro l'altro. Quando si reca all'assemblea degli uomini giusti aventi lo spirito della divinità e dai cuori dei quali sgorga la preghiera, quell'uomo si fa vuoto perché lo spirito terreno fugge da lui per timore, e quell'uomo ammutolisce e s'infrange come un vaso d'argilla, non potendo più pronunciar parola. Se infatti dopo aver stipato in una dispensa recipienti di vino ed olio, e collocato fra essi un'anfora vuota, un giorno vorrai sgombrarla, quell'anfora che vi portasti vuota, vuota la ritroverai; così anche i profeti vuoti di Spirito Divino, quando si avvicinano agli spiriti dei giusti, quali vennero, tali si ritroveranno. Ora conosci la vita di entrambi i profeti. Sappi dunque giudicare dalle opere e dalla vita l'uomo che dice di portare con sé lo Spirito. Tu per parte tua presta fede soltanto allo Spirito che viene da Dio e che ha virtù, non allo spirito terreno e vuoto, perché, essendo dal diavolo, non ha potere alcuno. Senti questa similitudine: prendi una pietra e scagliala verso il cielo; vedi un pò se ti riesce toccarlo; oppure prendi un sifone d'acqua e lancialo contro il cielo, vedi se può perforarlo. — E come — dico io — o Signore, potrebbero darsi tali cose? sono impossibili entrambe, l'hai detto.

- E allora — conclude il Pastore — come sono impossibili queste cose, così anche gli spiriti terreni sono impotenti ed inerti.

- Considera invece la virtù che viene dall'alto: la grandine è un granello piccolissimo, eppure, quando cade sulla testa dell'uomo, come fa male! o anche pensa ad una goccia che, cadendo in terra dalla tegola, perfora la pietra. Eccoti dimostrato che anche le cose più piccole quando vengono giù dall'alto hanno gran forza; cosi anche lo Spirito Divino che scende dall'alto ha in sé virtù potente; perciò credi in questo spirito e dall'altro guardati.

MANDATO XII.

Esortazioni.

Sommario: Capitoli I-II. Erma allontani da sé ogni desiderio malvagio per nutrirne solo di buoni e santi e ad essi servire.

Capitolo III. Partecipi ai fratelli questi insegnamenti e li esorti a purificare il loro cuore con la penitenza. Il miglior modo per osservare i comandi del Signore é quello di ritener facile il praticarli.

Capitoli IV - V. Coloro che hanno fede e speranza in Dio non temano il demonio; esso può lottare per distoglierli dai buoni propositi, ma non ha potenza di vincerli solo Dio è temibile perché può, a volontà; perdere o salvare.

SIMILITUDINI

SIMILITUDINE I.

Il cittadino di terra straniera

1. Il Pastore mi dice: — Voi ben sapete, quanti servite Iddio, che abitate questo mondo come in una terra straniera; poiché la città vostra è assai lontana da questa; e allora, conoscendo la vostra futura dimora perché mai vi procurate terreni e apparati fastosi ed edifici e case del tutto inutili? Chi infatti si fornisce di simili cose in questa città terrena, non sta in attesa di far ritorno a quella che è sua propria. O uomo stolto, e dubbioso, e infelice, non comprendi che tutte le cose di tal genere ti sono estranee e sono soggette a giurisdizione altrui? Certo, il Signore di questa città ti dirà: non voglio che tu dimori nella mia città; giacché non fai uso delle mie leggi, esci. E tu allora, quando sarai espulso, che ne farai delle tue case, dei tuoi ingenti possessi, di tutto quello che hai acquistato? Giustamente dice il Signore di questa terra: governati colle mie leggi, oppure vattene. E tu, sapendo di avere nella tua città una legge tua, che penserai di fare? Forse la rinnegherai a cagione dei campi, e degli altri tuoi averi, e seguiterai a vivere nella legge di questa città che ti è straniera? Guarda che non te ne incolga sventura; perché se poi volessi far ritorno nella tua città non vi saresti ricevuto, avendone rinnegato la legge. Sta dunque bene attento; abitando in questa città come straniero, non provvederti di nulla oltre la pura necessità e sii pronto, quando il Signore di questa terra vorrà scacciarti perché non osservante le sue leggi, ad andartene per stabilirti nella tua terra ove potrai governarti secondo la tua legge, senza contrasti, in pieno giubilo.

Ascoltate dunque, voi che servite il Signore e Lo avete nel cuore : operate le opere di Dio, avendo sempre presenti i suoi comandamenti e ricordandovi delle sue promesse; e abbiate fede che Egli le manterrà se voi saprete osservare i suoi precetti. Invece di acquistare terreni, sollevate gli animi oppressi, per quanto è nelle possibilità di ciascuno, e occupatevi delle vedove e degli orfani e non distogliete mai da loro la vostra attenzione: siano essi i campi e le case in cui spenderete le ricchezze e spiegherete il fasto che vi è stato concesso da Dio. Il vostro padrone perciò vi ha reso ricchi, perché in tal guisa vi facciate suoi amministratori. E molto meglio acquistare campi, ricchezze, case che potrai ritrovare nella tua città, il giorno in cui vi fisserai la tua dimora. Le spese fatte in essa e per essa sono buone e sante, non danno dolore né timore, procurano anzi gioia. Non spendete come i Gentili: sarebbe grande sventura per voi, servi di Dio.

Impiegate il vostro denaro nel modo che si conviene alla vostra condizione e che possa procurarvi la vera gioia. Non defraudate neppure minimamente l'altrui, e neppure desideratelo, perché è male. Fa ciò che devi e sarai salvato.

SIMILITUDINE II.

L'olmo e la vite

I. Mentre passeggiavo per un campo, ed osservavo l'olmo e la vite facendo particolari considerazioni su essi e sui loro frutti, ecco, m'appare il pastore che mi dice: — Che cosa mai vai agitando nell'animo circa l'olmo e la vite? — O Signore, rispondo, penso che sono di splendido ornamento l'uno per l'altro — Ed egli — Questi due alberi costituiscono un esempio per i servi di Dio.

— Vorrei sapere in che consiste — dico io.

— La vite — spiega il Pastore — dà frutti, mentre l'olmo non è che uno sterile tronco; però la vite, se invece d'innalzarsi sull'olmo sta abbarbicata a terra, non può fruttificare molto e i suoi frutti, se pure ne produce, sono imputriditi. Quando invece la vite, si è attaccata all'olmo, fruttifica e per virtù sua propria e per l'olmo. Vedi dunque che anche l'olmo dà molto, non meno della vite, ma anche di più.

— Ma come di più? — domando.

— Perché la vite — dice — quand'è sospesa all'olmo dà frutti tanti e belli, quando invece sta stesa a terra, putridi e pochi. Questa parabola è applicabile ai servi di Dio, al povero e al ricco.

— Spiegami come, Signore.

— Ascolta: il ricco possiede molto, ma dinanzi a Dio, così com'è assorto nelle sue ricchezze, non ha che povertà; la lode ch'egli rende al Signore è di poco conto, e la sua preghiera è così esigua e debole che non ha forza di salire. Ma quando il ricco s'innalza al povero e lo soccorre provvedendogli il necessario, nella fede che l'azione compiuta a favore del povero gli varrà una mercede da- Dio — giacché il povero è ricco nella preghiera e generoso nel riconoscimento della gloria di Dio, e le sue preci presso Dio hanno molto valore — il ricco sopperisce a tutti i bisogni del povero senza esitare, poiché il povero, sollevato dalla sua miseria per l'intervento del ricco, intercede per lui, rendendo a Dio grazie per colui che l'ha beneficato. E questi continua ininterrottamente a prenderne cura perché sa che la preghiera del povero è ricca ed accetta a Dio. Entrambi dunque adempiono il campito che loro spetta: il povero si serve della preghiera, dono del Signore, di cui è ricca la sua anima, e ne fa parte al ricco in cambio del soccorso che gli presta altrettanto fa il ricco dividendo col povero la ricchezza che Dio gli ha dato; e la sua opera è ben accetta al Signore, perché dimostra ch'egli ha ben compreso qual è il valore delle sue ricchezze e dei doni del Signore e che ha compiuto con rettitudine il ministero che gli competeva.

—Gli uomini credono che l'olmo non dia frutti; ma essi non sanno e non comprendono che quando viene la siccità l'olmo nutrisce la vite dell'umore contenuto nelle sue fibre e così la vite, ricevendo incessantemente il nutrimento dà frutti doppi, per parte sua e per l'olmo. Così anche i poveri intercedendo con la preghiera presso Dio a favore dei ricchi fanno sì che tali ricchezze divengano complete, ed a loro volta i ricchi, col fornire ai poveri il necessario al loro sostentamento, perfezionano le loro anime.

— Essi compiono perciò in comune un'opera di giustizia: chi agisce in tal modo non sarà negletto da Dio, ma verrà inscritto nel libro dei viventi. Beati coloro che hanno conosciuto il valore dei loro averi, perché son ricchi presso Dio; poiché chi lo conosce potrà anche amministrarli bene, distribuendoli.

SIMILITUDINE III. GLI ALBERI ARIDI

SOMMARIO: Il Pastore, mostrando ad Erma molti alberi, apparentemente aridi tutti, spiega: essi sono coloro che vivono nel mondo, ove i giusti sono misti ai peccatori, così che tutti sembrano eguali, come gli alberi nella stagione invernale.

SIMILITUDINE IV.

Gli alberi aridi e gli alberi vitali

SOMMARIO: Il Pastore mostra ad Erma che alcuni degli alberi prima apparentemente secchi mettono fronde e fiori, mentre altri restano brulli: sono i giusti e i peccatori esattamente distinti nel secolo venturo; ivi sarà estate per i primi, inverno per i secondi. Erma; se non vorrà esser di questi ultimi, tralasci gli interessi mondani e serva Dio in purità di mente e di cuore

SIMILITUDINE V.

II digiuno

1. Mentre me ne stavo sul monte a digiunare rendendo grazie al Signore per tutto ciò che aveva fatto per me, ecco, mi appare il Pastore che, sedutosi al mio fianco, mi dice: — Come mai sei venuto qui così di buon' ora?

— Perché compio la stazione o Signore

— E in che cosa consiste?

— Digiuno, o Signore

— E che digiuno è questo che voi fate?

— O Signore, digiuno secondo le consuetudini.

— Ma voi allora non sapete digiunare per il Signore, nè questo che voi fate è il digiuno veramente utile.

— Perchè mai, Signore, dici questo ? — Perchè vi dico che in realtà non lo praticate come credete: t'insegnerò io qual è il digiuno completo e accetto a Dio. Iddio non vuole già. un digiuno così vano e inutile, perché digiunando in tal modo, sia pure in gloria di Dio, non compi alcun atto di giustizia; — senti invece qual è il digiuno da seguire ad onore e gloria del Signore: Non commettere mai, in tua vita, azioni disoneste, e servi al Signore in purità di cuore, ubbidisci ai suoi comandi procedendo per il tuo cammino nell'osservanza dei suoi precetti; nessuna malvagia bramosia si faccia strada al tuo cuore, e abbi fiducia in Dio che, se lo temerai -e ti manterrai lontano da ogni iniquità, vivrai in Lui. Accettando questi consigli compirai un digiuno grande e gradito a Dio.

2. — Ora sta a sentire la parabola che si riferisce al digiuno: Un tale aveva un terreno e molti schiavi, e in una parte del campo aveva piantato una vigna. Scelto dunque un servo fedele, caro, ed onorato, lo chiamò a sè e gli disse : «Prendi in consegna questa vigna che io stesso, con le mie mani, ho piantato, circondala di una siepe, finché io non torni, senza farvi altro. Se osserverai il mio incarico, avrai da me la libertà». E il padrone si partì dal servo per andare in terra straniera. E il servo, partito che fu il padrone, mostrando di accettare di buon grado l'incombenza affidatagli, circondò di siepe la vigna, ma, terminato il lavoro e accorgendosi che era tutta piena di erbacce, ragionava fra sè e sè dicendo: ho adempiuto il mandato del mio padrone tale quale come me l'ha dato; per di più dissoderò il terreno: la vigna, lavorata, sarà molto più bella e, monda di tutte le erbacce che la soffocano, produrrà frutti in abbondanza. E, preso questo divisamente, dissodò la vigna sradicandone le erbacce. E la vigna divenne splendida e fertile.

Passato un certo tempo tornò il padrone dello schiavo e del terreno, ed entrò nella vigna. Ed avendola vista protetta dalla siepe e per di più lavorata e senza le erbacce e con le viti tutte fiorenti, si rallegrò assai dell'opera dello schiavo. E chiamato a sè il figlio suo prediletto, che era l'erede delle sue sostanze, e gli amici, suoi consiglieri, narrò loro quanto aveva comandato al servo e quanto invece aveva trovato compiuto; ed essi si congratularono con lo schiavo per la testimonianza resagli dal padrone. Ed egli dice loro: «Promisi a questo schiavo la libertà se avesse osservato il mandato da me lasciatogli; ma egli, oltre a ciò, compì per la vigna un bel lavoro ed in questo molto mi compiacqui. Ora, in cambio del servizio ch'egli mi ha reso, voglio farlo erede insieme col figlio mio perché con retto intendimento, senza, nulla trascurare, condusse a buon termine l'opera sua»; e anche il figlio del padrone fu d'avviso che il servo divenisse suo coerede.

Dopo pochi giorni il Signore della casa diede un banchetto e mandò al servo molte vivande del pranzo, ed il servo tenne per sè solo il necessario per distribuire il resto ai suoi compagni di schiavitù; questi con gioia accettarono e cominciarono a pregare per lui, onde trovasse maggiore grazia presso il padrone, giacché si era cosi comportato verso di loro. E il padrone, venuto a cognizione dell'avvenuto, si rallegrò ancor più del suo operare, e di nuovo chiamati a sè gli amici e il figlio narrò della distribuzione che il servo aveva fatto dei cibi ricevuti da lui ed essi ancor più convennero nell'idea che il servo divenisse coerede al figlio.

3. — O Signore, dico, non comprendo questa parabola, se tu non me la spieghi.

Ed egli:— Ti spiegherò ogni cosa rendendoti chiaro e manifesto quanto ti ho detto: tu, per tuo conto, custodisci i precetti del Signore se vuoi essere a Lui caro, ed ascritto al numero di coloro che osservano le sue leggi. Se poi opererai il bene in misura maggiore di quella ch'Egli comanda, ti acquisterai una gloria più grande al suo cospetto. E aggiungendo ai precetti anche i servigi di cui ora ti parlerò, gran gioia te ne verrà — A cui io:— Signore, sarò ossequiente ai tuoi ordini se vorrai darmene; poiché so che tu non mi abbandoni, —Non ti abbandonerò perché vedo che hai ferma intenzione di operare rettamente, e, come te, non abbandonerò tutti quelli che sono ugualmente disposti.

— E' veramente perfetto il digiuno praticato' mediante l'osservanza dei precetti del Signore: e tale sarà il tuo digiuno : anzitutto ti guarderai dall'usare malvage parole, e dai pensieri disonesti, e renderai il tuo cuore mondo di tutte le stoltezze, di questo secolo. Così, sarà perfetto il tuo digiuno. Questo farai: praticati i comandamenti delle Scritture, nel giorno del digiuno non gusterai che pane ed acqua e, calcolato l'ammontare della spesa di ciò che avresti dovuto mangiare in quel giorno, lo darai ad una vedova, o ad un orfano, o ad un altro bisognoso, e così farai atto d'umiltà: colui che riceverà avrà il cuore pieno di riconoscenza e indirizzerà preci per te al Signore.

— Se digiunerai così come ti ho indicato, Dio gradirà il tuo sacrificio è il tuo digiuno resterà scritto: poiché un servigio così reso è bello e, nella sua letizia, ben accetto al Signore.

— Farai questo con i tuoi figli e tutta la tua casa: sarai beato, e quanti, udito ciò, lo praticheranno anch'essi, saranno beati ed otterranno da Dio quanto gli chiederanno.

4: Pregai caldamente il Pastore che mi spiegasse il significato della parabola del terreno, del padrone della vigna e del servo che l'aveva ricinta di siepe, e delle erbacce strappate dalla vigna e del figlio e degli amici consiglieri — poiché avevo capito che era una similitudine — Ed egli mi rispose : — Sei audace nel domandare, eppure nulla dovresti chiedere perché se sarà necessario darti spiegazioni ti saranno date.

Ed io: — O Signore, invano avrò visto tutto quello che m'hai mostrato senza dichiararmene il senso; e parimenti se mi parlerai in parabole e non me le deluciderai, invano ti avrò ascoltato.

Mi disse allora il Pastore: — Chi serve il Signore e L'ha nel cuore a Lui domanda la comprensione, e l'ottiene ed ha la spiegazione di tutta la parabola, e le parole di Dio, anche espresse in similitudini, gli divengono chiare. Quanti sono lenti e pigri nella preghiera esitano nel domandare al Signore, ma Egli è pietoso e dona senza indugio a chi, chiedendo, si rivolge a Lui. Tu, cui l'angelo Santo ha conferito forza maggiore insegnando la preghiera efficace, e che neppure sei pigro, perché non chiedi a Dio l'intelligenza e non l'aspetti da Lui?

Ed io rispondo: — O Signore, io che ho te, sento necessità di chiedere a te e di interrogare te, giacché tu ogni cosa mi narri e t'indugi a conversar meco; certo se non ti avessi visto o non avessi udito le tue parole mi sarei rivolto al Signore per avere le spiegazioni che desidero.

5. — Te l'ho detto, e te lo ripeto che sei astuto e petulante, nel domandare la spiegazione delle parabole, ma giacche insisti tanto ti illustrerò quella del campo e di tutto il resto, perché tu la renda nota a tutti. Ascolta dunque; e vedi di ben comprendere: il campo è questo mondo, il padrone colui che ha creato tutte le cose, le ha portate a compimento ed ha concesso loro forza vitale. Il figlio è lo Spirito Santo, il servo il figlio di Dio; le viti ch'Egli stesso ha piantato, il Suo popolo. La siepe rappresenta i Santi angeli del Signore che mantengono unito e forte il suo popolo; le erbacce divelto dalla vigna sono gli errori dei servi di Dio; le vivande che il padrone mandò al servo dal banchetto i precetti che diede al suo popolo, per mezzo del proprio figlio; gli amici e i consiglieri i santi Angeli, prime creature. L'assenza del padrone sta a significare il tempo che avanza per la venuta del Signore.

— O Signore, dico, tutto ciò è grande, meraviglioso, glorioso, ma come potevo io comprenderlo? Nessun altro uomo, per quanto accorto, lo potrà. Ancora, o Signore, spiegami quel lo che sto per domandarti.

— Di. pure. ,

— Perchè mai, chiedo, o Signore, il figlio di Dio è rappresentato nella parabola coll'immagine di un servo?

— Senti — dice : — in condizione servile è rappresentato il figlio di Dio, ma gli si conferiscono potere e dominio grande.

— Il fatto che il padrone ha piantato la vigna significa, che Iddio ha creato il popolo e poi l'ha consegnato al figlio suo; e questi vi dispose, per difesa, gli angeli; e lo purificò dai peccati addossandosi molte pene e molte soffrendone, poiché non si può lavorar vigna senza fatica ed affanno. Egli dunque, purificate le popolazioni dai peccati, dimostrò loro le vie della vita annunziando la legge ricevuta dal Padre, (quindi per la podestà conferitagli dal Padre Egli è signore del popolo). Quanto poi al fatto che il padrone del terreno chiamò consiglieri il proprio figliuolo e gli angeli gloriosi per deliberare sull'eredità del servo, ascolta: lo Spirito Santo preesistente, autore di tutta la creazione, Dio inviò ad abitare la carne che a Lui piacque. Questa carne dunque, che fu dimora dello Spirito Santo, servì nobilmente, in santità e purezza, per nulla profanandolo; e appunto perché si era portata nobilmente e castamente e con lo Spirito Santo aveva sofferto e cooperato in ogni occasione, dando prova di coraggiosa energia, fu assunta a cooperatrice dello Spirito Santo; tanto piacque a Dio la via seguita da questa carne che, sapendo di ospitare lo Spirito Santo, non si contaminò di macchie terrene.

— Ancora, Egli elevò al grado di consiglieri il Figlio e gli Angeli gloriosi affinché la carne che aveva servito in modo irreprensibile avesse un luogo ove posare - e non sembrasse aver perduto la ricompensa dovuta ai suoi meriti; e ogni carne che sia trovata pura di macchie e nella quale abbia dimorato Io Spirito Santo, avrà la mercede che le spetta. Ora hai la spiegazione di tutta la parabola.

7. — Sono ben lieto — dico — o Signore, di averla ascoltata.

Ed egli: —Ora sta a sentire: custodisci questa tua carne pura e immacolata, affinché lo Spirito Santo che in essa abita ne faccia tale testimonianza che le valga la giustificazione. Bada bene che non salga mai al tuo cuore il pensiero che questa tua carne è corruttibile; e non farne mai uso impuro. Poiché contaminando la tua carne contaminerai lo Spirito, e allora non vivrai.

— O Signore — interrompo — ma se prima di ascoltarti, alcuno, ignorando questi insegnamenti, l'ha macchiata, come potrà mai salvarsi? — Per i peccati commessi per ignoranza soltanto il Signore può dare il rimedio: perché Egli può tutto. Ora tu sorveglia gelosamente te stesso, e Iddio, che ha in sé il massimo della potenza e della misericordia, ti darà la medicina per tali errori se nella tua vita avvenire non profanerai mai più nè la tua carne nè il tuo spirito giacché sono sì strettamente uniti, che l'una non può essere macchiata senza che lo sia anche l'altro. Conservali entrambi puri e vivrai in Dio.

SIMILITUDINE VI.

I due Pastori.

SOMMARIO: Capitolo I. Mentre Erma nella sua casa, rende gloria a Dio per le visioni concessegli, e riflette sui precetti dettati dal Pastore, questi compare di nuovo e lo conduce in un campo ove un pastore dall'aspetto ilare pasce molte pecore, alcune saltellanti qua e là, altre invece in atteggiamento umile.

Capitolo II. Poco oltre, un altro pastore, dall'aspetto severo, punisce le pecore gettandole in mezzo alle spine e battendole con un nodoso bastone.

Capitolo III. Il primo pastore era l'angelo delle delizie e della voluttà, l'altro quello del castigo e della penitenza. Le pecore rappresentano diverse categorie di peccatori.

Capitolo IV. Alla domanda di Erma, il Pastore risponde che la pena durerà trecento sessantacinque volte il tempo trascorso nel piacere, cosicché ogni giorno di delizie varrà un anno di pena.

Capitolo V. Il Pastore spiega qual genere di peccati siano puniti.

SIMILITUDINE VII.

Il castigò.

SOMMARIO: Erma chiede al Pastore di essere liberato dai tormenti inflittigli dall' Angelo della penitenza che ha preso dimora nella Sua casa ; ma il Pastore risponde che la sua famiglia deve purificarsi dai peccati commessi e perciò anch'egli, che è il capo, deve sopportarne il castigo.

SIMILITUDINE VIII.

Il Salice

1. Il Pastore mi mostrò un salice immenso, i cui rami si stendevano per pianure e montagne, e sotto la cui ombra erano convenuti i chiamati nel nome del Signore. L'angelo di Dio, dall'alta gloriosa figura, stava ritto vicino al salice, armato di larga falce e ne tagliava i virgulti che poi consegnava alla folla in piccole verghe della lunghezza di un cubito. Come ognuno ebbe la sua, l'angelo depose la falce; ed io accorgendomi che l'albero era rimasto intatto come prima, dicevo fra me e me, colpito di meraviglia: «Come mai, pur essendone stati tagliati tanti rami, l'albero è illeso? » Ma il Pastore ammonisce :

— Non meravigliarti, aspetta: quando avrai visto tutto, anche il significato di ciò ti sarà chiaro.—

L'angelo che aveva distribuito al popolo le verghe, le richiedeva: e ognuno, richiamato, andava a restituirla all'angelo del Signore che la prendeva e la osservava: da alcuni riceveva verghe aride e rose come da una tignola; a questi ordinava di stare in disparte. Altri le rendevano aride ma non rose: anche questi faceva stare in disparte. Anche quelli che le restituivano mezzo secche stavano in disparte.

Altri poi riconsegnavano le verghe mezze secche e con fenditure: anche questi stavano in disparte; altri, verdi e con spaccature: anche questi in disparte. Altri, metà verdi e metà secche: in disparte.Alcuni riportavano le loro verghe per due terzi verdi, e la terza parte secca: anche questi in disparte. Altri rendevano le verghe tutte verdi meno una piccola parte secca, proprio in punta e con piccole fessure: anche a questi comandò di stare in disparte. Di altre invece una piccola parte era verde, ma tutto il resto arido. Altri venivano portando le loro verghe verdi come le avevano ricevute dall'angelo: anzi, la maggior parte della folla le restituiva in tal modo; assai si rallegrava l'angelo per questi: anch'essi stavano in disparte. Alcuni poi consegnavano le loro verghe verdi e frondose: anche questi stavano in disparte, e di essi l'angelo si mostrava assai lieto. Altri ancora presentavano le verghe verdi e oltre le nuove fronde anche una specie di frutto: grande era il gaudio degli uomini le cui verghe si trovarono tali. L'angelo ne esultava e anche il Pastore ne era soddisfatto".

2. L'angelo del Signore fece portare delle corone. Ne furono portate alcune come intrecciate di palme, ed egli ne cinse il capo agli uomini che avevano restituito le verghe con fronde e frutto; e poi li mandò, liberi, verso la torre. Ed anche quelli che avevano presentato le verghe verdi e con fronde ma senza frutti mandò alla torre, consegnando loro un sigillo: tutti avevano una veste candida come neve, coloro che si avviavano verso la torre. L'Angelo permise che vi andassero, in veste bianca e col sigillo, anche quelli che avevano riportato i ramoscelli verdi come li avevano ricevuti.

Quando l'angelo ebbe terminato ciò, disse al Pastore: —Io me ne vado, tu invierai questi altri verso le mura, assegnando a ciascuno il luogo che è degno di abitare. Osserva accuratamente le loro verghe e mandali; ma considerale con diligenza, così che nessuno ti sfugga perché se qualcuno ti sfugge, lo metterò alla prova all'altare di Dio.

Ciò detto, l'angelo se ne va e il Pastore mi dice: — Prendiamo i ramoscelli e piantiamoli per vedere se almeno alcuni di essi conservano ancora vitalità.

Ed io a lui: — O Signore, ma come vuoi che vivano questi che sono del tutto aridi?

Risponde: — Quest'albero è un salice, specie che ama la vita; se le verghe piantate riceveranno un poco di umidità, molte riprenderanno vita; del resto proveremo anche a versar loro dell'acqua. Se anche una sola di esse potrà vivere ne sarò ben lieto, ma se perirà non sarà imputato alla mia trascuratezza: poiché l'angelo mi ha ordinato di chiamarli tutti, secondo il posto che ciascuno occupa. Si avanzarono le schiere una dopo l'altra, porgevano le verghe al Pastore, ed egli le prendeva e le piantava fila per fila, e versava su di esse tant'acqua da sommergerle. E com'ebbe dato loro da bere: — Andiamo — mi dice — fra pochi giorni torneremo ad osservare tutte le verghe. Colui che ha creato l'albero desidera che tutti quelli che hanno preso le verghe vivano: ed io ho fiducia che, inumiditele e abbeveratele d'acqua, per la maggior parte vivranno.

3. — Ed io: — O Signore spiegami che sia quest'albero: incertezza e meraviglia mi prendono nel vederlo intatto dopo che ne sono stati divelti tanti rami.

— Senti — risponde il Pastore — quest'albero che estende lungi la sua ombra su pianure e montagne, e su tutta la terrà, rappresenta la legge di Dio che è stata data a tutto il mondo: e la legge non è se non il figlio di Dio la cui venuta fu annunziata fino ai confini della terra. I popoli che si riparano alla sua ombra sono coloro che hanno ascoltato il messaggio ed hanno avuto fede in lui. L'angelo grande e glorioso è Michele che ha potestà su questo popolo e lo governa. Egli infatti è colui che ha deposto la legge nei cuori dei credenti, ed osserva coloro ai quali l'ha data per vedere se l'hanno custodita.

— Guarda ora le verghe di ciascuno: anch'esse stanno a rappresentare la legge: in quelle rese inutili dall'incuria riconoscerai tutti coloro che non l'hanno osservata e comprenderai il motivo della dimora assegnata a ciascuno.

—O Signore— domando— perché l'angelo ha mandato gli uni alla torre, e gli altri li ha lasciati a te ?

— Quanti — risponde il Pastore — trasgredirono la legge da lui ricevuta, li lasciò in mio potere in vista del ravvedimento ; quanti invece la custodirono in piena letizia li tiene egli stesso sotto la sua potestà.

— E chi sono, Signore, quelli che s'incamminavano coronati verso la torre?

— Quelli — risponde — vinsero nella lotta contro il demonio e molto soffrirono per la legge; gli altri, che hanno consegnato le verghe verdi e con. fronde, senza frutto sono coloro che ebbero tribolazioni per la legge, ma non soffrirono il martirio ne la rinnegarono. Quelli che le hanno restituite verdi come le avevano ricevute sono i santi e i giusti, vissuti in purità di cuore, osservando i precetti del Signore. Saprai il resto quando avrò osservato queste verghe piantate e innaffiate.

4. Dopo pochi giorni tornammo in quel luogo: il Pastore si sedette al posto dell'angelo, ed io mi posi accanto a lui. E mi dice: —Cingiti di un panno di lino e aiutami. — Io mi cinsi i fianchi di un panno pulito, fatto di sacco. Vistomi cinto e pronto a servirlo il Pastore mi dice: — Chiama gli uomini a cui appartengono le verghe piantate, seguendo l'ordine col quale ciascuno ha restituito i ramoscelli. — Poi, sceso nella pianura, li chiamò (stavano tutti schierati) dicendo: — ciascuno svella dal suolo la propria verga e me la porti. — Primi le consegnarono coloro che le avevano restituite secche e aperte da fenditure, e poiché furono ritrovate ugualmente aride e spaccate, ordinò loro di stare in disparte. Poi si avanzarono quelli che le avevano presentate secche ma non spaccate: alcuni di essi le riprendevano verdi, altri secche e rose come da tignole. A quelli dunque che le avevano consegnate verdi comandò di stare in disparte, e quelli invece che le avevano restituite rose, li fece stare con i primi.

Poi fu la volta di quelli che le avevano prima mezzo secche e con fessure: molti le consegnarono verdi e senza fessure, alcuni verdi, con foglie e frutti come quelle di coloro che si erano incamminati incoronati verso la torre. Altri poi, secche e rose, altri secche e non rose, altri nella stessa condizione di prima, semi-aride e con fessure.. Ordinò poi a ciascun gruppo di star separati, gli uni nelle proprie file, gli altri per proprio conto.

Poi si avanzarono coloro che avevano le verghe verdi ma con fessure: tutti costoro le riconsegnarono verdi e stavano nella propria schiera. Il Pastore si rallegrò per questi: tutti si erano cambiati, poiché le verghe avevano perduto le spaccature.

Poi vennero quelli che l'avevano per metà verde e per metà secca : alcune furono trovate completamente verdi, altre semi-aride, altre aride e rose, altre verdi e frondose: e ciascuno se ne andò nella propria fila. Di quelli che avevano la verga per due parti verde e per la terza secca, molti la diedero verde, molti mezzo secca, gli altri secca e corrosa: anche questi stavano nella schiera che loro spettava. Poi toccò a coloro la cui verga era per due terzi secca, un terzo verde: molti le riconsegnarono aride e rose, altre semi-rose, altri semi-aride e con fessure, pochi verdi: tutti questi stavano ognuno nella propria fila.

Tennero poi quelli che prima avevano le verghe verdi e in piccolissima parte secche e con spaccature: di questi alcuni le restituirono tutte verdi, altri verdi e con fronde : anch'essi tornarono alla loro schiera. Poi fu la volta di coloro che ne avevano la minima parte verde, e tutto il resto arida; i loro ramoscelli furono trovati in massima parte verdi, con foglie e frutti e gli altri tutti verdi. E anche di questi fu assai lieto il Pastore. E se ne andarono ognuno nella propria fila.

6. Osservate le verghe, il Pastore mi dice: — Te l'avevo detto che quest' albero è amante della vita! Vedi quanti si sono ravveduti e salvati !

— Lo vedo, o Signore.

Ed egli prosegue : — Perché tu possa constatare quanto sia grande e gloriosa la sua misericordia, il Signore concesse il dono dello Spirito a coloro che sono degni di ravvedimento.

— Ma perché, dunque, o Signore, non tutti si ravvidero ?

— Perché Iddio concesse il pentimento a coloro il cui cuore previde che sarebbe divenuto puro e che lo avrebbero servito con tutta l'anima; a quelli invece il cui cuore conobbe falso e malvagio e il pentimento non sincero, negò il ravvedimento affinché non profanassero, per la seconda volta, il suo nome.

Ed io a lui: — O Signore, spiegami chi sono quelli che hanno già sottoposto le verghe alla tua osservazione, e mostrami la loro dimora cosi che coloro che credendo ricevettero il sigillo ma, invece di considerarlo intatto, lo. spezzarono, ascoltino e, riconoscendo la malvagità delle loro azioni si pentano, e rendano gloria al Signore che ebbe pietà di loro e inviò te a dar vita novella ai loro spiriti.

Ed egli mi risponde: — Senti: Coloro le cui verghe furono trovate secche e corrose dalla tignola. sono gli apostati e i traditori della Chiesa e coloro che con i loro peccati blasfemano il nome del Signore: questi sono perduti per sempre a Dio. Vedi bene che nemmeno uno di essi si pentì, pur avendo udito le parole che tu hai rivolto loro per mio ordine: da simili uomini era ormai lontana la vita. Quelli che hanno restituito i rami aridi e non imputriditi sono vicini ad essi perché furono ipocriti e, coll'introdurre nuove e straniere dottrine, pervertivano i servi dì Dio, specialmente i peccatori: giacché impedivano loro di pentirsi persuadendoli alle loro stolte dottrine. Però hanno ancora possibilità di ravvedersi; molti si sono ravveduti intanto, da quando comunicasti loro i miei precetti. E ancora molti si pentiranno: altrimenti perderanno per sempre la loro vita. Quanti si pentirono divennero buoni e furono destinate loro, per abitazione, le prime mura. Alcuni perfino sin alla torre salirono. Vedi dunque che il pentirsi dei propri peccati ha in sè la vita, il non pentirsi la morte.

7. — Senti, poi, circa quelli che consegnarono i loro arboscelli semi-aridi e con spaccature. Quanti avevano ramoscelli semi-aridi sono i dubbiosi: nè vivono nè son morti. Coloro le cui verghe, oltre ad esser mezzo secche, presentavano anche fessure, sono e dubbiosi e maledici, mai nutrono nei loro animi sentimenti di pace, sempre in perenne, inacquietato dissenso. Ma anche questi attende il pentimento. Guardane alcuni già pentiti. E vi è speranza per altri ancora. E quanti si sono ravveduti avranno per dimora la torre: i più tardi a pentirsi andranno invece ad abitare nella cerchia delle mura. Quelli poi che persistono? nelle loro inique azioni periranno.

— Coloro che consegnarono i ramoscelli verdi ma con fessure furono sempre fedeli e buoni, nutrendo però gelosie l'uno verso l'altro per il premio o per la gloria. Sono ben stolti tutti questi! Ma anch'essi, ascoltati i miei precetti, essendo intimamente buoni, si purificarono e pentirono tutti. Fu perciò ad essi destinata dimora nella torre; ma se per caso alcuno torni a promuovere dissensi ne sarà scacciato e perderà la propria vita La vita è possesso di tutti quelli che osservano i precetti del Signore, e tra questi precetti non ve n'è alcuno che si riferisca al primato o alla gloria, ma solo alla magnanimità e all'umiltà dell'uomo. In tali è dunque la vita del Signore, mentre nei seminatori di discordie e nei trasgressori della legge è la morte.

8. — Quelli che hanno consegnato le verghe per metà verdi e per metà secche, sono coloro che, assorbiti dalle preoccupazioni pratiche, non si unirono strettamente ai santi. Per questo per metà vivono, per metà sono morti. Ma molti, ascoltati i miei precetti, si sono ravveduti, e questi abiteranno nella torre. Alcuni invece hanno finito coll'apostatare: per questi non c'è possibilità di ravvedimento perché hanno rinnegato il Signore per interessi materiali: per le malvagità operate hanno dunque perduto irremissibilmente la loro vita.

—Quelli poi che hanno presentato le verghe per due parti verdi e per la terza secche sono coloro che in varie forme hanno rinnegato il Signore. Molti di essi si pentirono e per ciò andarono ad abitare la torre, molti invece si allontanarono del tutto da Dio e questi hanno perduto irremissibilmente la loro vita. Alcuni ebbero l'animo dilacerato dal dubbio: per essi è possibile la penitenza se si pentiranno presto e non persisteranno nei loro piaceri.- ma se indagheranno, anche questi non fanno che preparare a se stessi la morte.

9. — Quelli che hanno presentato le verghe per due parti secche, per la terza verde, furono fedeli, ma avendo acquistato ricchezze e glorie presso i gentili rivestirono grande albagia e divennero altezzosi e, abbandonata la verità, non si unirono ai giusti ma fecero vita comune con i gentili trovando più dolce la via: non si allontanarono da Dio, ma se pur rimasero nella fede, non ne praticarono le opere. Però molti si sono pentiti e la loro dimora è nella torre; altri associati del tutto ai-gentili e rovinati dalle loro vanità si allontanarono da Dio e operarono come pagani, e come tali furono considerati. Altri dubitarono perché la coscienza del loro operato non lasciava speranza di salvezza; altri ancora nutrirono dubbi e dissensi. A quelli che hanno dubitato a cagione delle loro opere è ancora possibilità di ravvedimento. Ma dev'essere rapido perché la loro dimora sia entro la torre. Per coloro che non si pentono e perdurano nei piaceri, la morte è vicina.

10. — Quelli che hanno presentato le verghe verdi, ma con le cime secche e con qualche scissura, furono sempre buoni e fedeli e il loro cuore fu riboccante di gloria al Signore, ma peccarono per aver concepito bramosie e risentimenti sia pur di poco conto l'uno verso l'altro. Ma, ascoltate le mie parole, la maggior parte si pentì molto presto e meritò l'abitazione nella torre. Alcuni invece furono in preda all'incertezza, altri, dubitando, resero maggiore il dissidio dell'anima. Per questi vi è speranza di pentimento: difficilmente qualcuno di essi morrà perché furon sempre onesti.

— Quelli che hanno restituito secche le loro verghe aventi una piccolissima parte verde, sono coloro che hanno creduto, ma hanno praticato le opere del peccato. Non si allontanarono mai da Dio e ne proclamarono con dolce gioia il nome e di buon animo ospitarono nelle loro case i Suoi servi. E appena sentirono parlare di penitenza, senza esitare si ravvidero e ora compiono opere di virtù e di giustizia. Alcuni di essi non temono neppure di soffrire, avendo piena coscienza della loro condotta. La dimora di tutti questi sarà nella torre.

11. Com'ebbe terminate le spiegazioni concernenti tutte le verghe, il Pastore mi disse: — Và e dì a tutti che si pentano e allora vivranno in Dio; poiché il Signore, avendo avuto misericordia mi ha mandato -per concedere a tutti il perdono della penitenza, sebbene non tutti, per le loro opere, ne siano degni; ma il Signore, generoso, vuole che si compia la chiamata del suo Figliuolo. — Gli rispondo: —Signore, spero che tutti, coscienti del loro operato e timorosi di Dio, si pentiranno — Ed egli: — Quanti si ravvedranno di tutto cuore e si purificheranno delle sopradette malvagità e non aggiungeranno più nessuna colpa a quelle già commesse, riceveranno dal Signore la medicina dei peccati precedenti, se non esiteranno a praticare questi precetti e vivranno in Dio. Quanti [invece accresceranno il numero dei loro peccati e incederanno nelle cupidigie di questo secolo, hanno aggiudicato a se stessi la morte. Tu segui i miei precetti e vivrai in Dio: e quanti li seguiranno e opereranno rettamente vivranno in Dio. Così terminò e mi disse: — Tra pochi giorni ti mostrerò il resto.

SIMILITUDINE IX

La Torre

SOMMARIO: Capitolo I. Appena Erma ha terminato di scrivere i precetti e le similitudini, si presenta il Pastore per spiegargli più esattamente le visioni mostrategli dallo Spirito Santo nella figura della Chiesa ; a tal uopo lo conduce in Arcadia e gli mostra un campo vastissimo intorno al quale sorgono dodici monti.

Capitolo II. Nel mezzo del campo si leva una rupe immensa e antica con una porta aperta di recente ; intorno vi sfanno ritte dodici vergini.

Capitolo III. Si presentano sei uomini di bellissimo

aspetto ed ordinano alia moltitudine che li segue di fabbricare sulla rupe e sulla porta ; alle vergini spetta il compito di far passare per la porta le pietre destinate alla costruzione.

Capitolo IV. Le pietre, estratte da un baratro profondo, o portate giù dai monti, unite nell' edificio perdono i loro colori e diventano tutte bianche, meno quelle che non passano per le mani delle vergini e per la porta. Verso sera il lavoro s'interrompe e solo le vergini restano a custodia della costruzione.

Capitolo V. Erma domanda al Pastore che gli spieghi la visione, ma quegli gli risponde di attendere sino alla fine per comprendere.

Capitolo VI. Il giorno dopo, tornati Erma e il Pastore . al luogo, viene il padrone della torre con un gran seguito, e, osservatala attentamente, ordina di toglier via le pietre non divenute bianche e di sostituirle con altre prese dal campo. E infatti vengono portate pietre rotonde e collocale vicino alla torre per essere squadrate ed immesse nell'edificio.

Capitolo VII. Ciò fatto il Signore dice al Pastore di purificare e usare per la costruzione le pietre adatte, le altre gettarle via — E se ne va — Due giorni dopo, il Pastore, tornato sul luogo, si accinge a considerare tutte le pietre una per una.

Capitoli VIII-IX. Distingue otto categorie di pietre, di cui la maggior parte adatte alla costruzione ; le altre invece, inutili, vengono consegnate a donne belle, dall' aspetto campestre, con veste nera e chiome disciolte, che le riportano al luogo d'onde son state prese. La torre intanto sorge splendida e sembra fatta d'una sola pietra.

Capitolo X. Il Pastore, dopo aver composto con la calce le forme delle pietre tolte dal terreno, intorno alla torre, e aver ordinato di spazzare tutto ciò che vi è d'inutile intorno, sì da rendere il luogo pulito e ridente, se ne va lasciando Erma con le vergini.

9. — Mi dicono le vergini : — Oggi non verrà il Pastore — Ed io allora che farò mai ? — domando; — Attendilo fino a tardi: se verrà converserà con te, altrimenti rimarrai qui con noi finché egli non torni.

Ed io a loro: — L'aspetterò fino a tardi, ma se non verrà me ne andrò a casa per tornare di buon mattino — Ma esse replicarono: — Tu fosti affidato a noi, quindi non puoi andartene —E dove rimarrò allora? — Con noi — rispondono — dormirai da fratello, non già come sposo: tu sei nostro fratello, perciò noi d'ora innanzi abiteremo con te: giacché la nostra tenerezza per te è grande.

Ma io mi vergognavo di restare con loro; e allora quella che sembrava la prima fra esse prese a baciarmi e ad abbracciarmi ; e anche le altre ciò vedendo cominciarono a baciarmi conducendomi intorno alla torre giuocando giovanilmente con me. Ed io mi sentii quasi ringiovanire e mi prestai ai loro sollazzi: alcune danzavano, altre saltellavano, altre infine cantavano, ed io, silenzioso, passeggiavo con loro intorno alla torre, compenetrato della loro delizia.

Venuta la sera, volevo andarmene a casa, ma non me lo permisero e mi trattennero. E così passai la notte accanto a loro, dormendo vicino alla torre : poiché le Vergini stesero in terra le loro tuniche di lino. e mi adagiarono in mezzo a loro, ed esse non fecero che pregare. Ed io pure pregai ininterrottamente, e le Vergini ne gioivano. E lì, con le Vergini, rimasi fino all'ora seconda del giorno. Poi comparve il Pastore e domandò alle Vergini i — Non gli avete usato costrizione alcuna?

—Domandalo a lui — risposero.

Ed io: — O Signore, sono ben lieto d'esser rimasto con loro — E qual è stato il tuo pranzo? — Signore, —risposi, —per tutta la notte sono state mio cibo e nutrimento le parole del Signore.

— E ti hanno accolto bene? — domanda ancora il Pastore — Si — rispondo — o Signore.

Capitoli XII-XXXIIL. II Pastore spiega ad Erma i particolari della visione : la pietra, la porta e l'uomo eccelso, signore delia torre, sono il Figlio di Dio ; i sei uomini al suo seguito i sei primi angeli ; la torre è la Chiesa dei fedeli, le vergini sono le potenze (virtù) del Figlio di Dio, e le più insigni fra esse si chiamano Fede, Continenza, Virtù, Longanimità. Le donne dalla veste nera sono invece l'Incredulità, l'Intemperanza, l'Inobbedienza, la Voluttà, tutte corruttrici dei fedeli (le pietre). Le pietre estratte da baratro (acqua) sono le prime generazioni degli uomini giusti, i profeti e i ministri di Dio, gli Apostoli e i predicatori del Figlio di Dio. I dodici monti sono le dodici tribù delle genti che abitano l'universo, alle quali fu predicato il Figlio dì Dio. Le pietre prese dal campo sono gli innocenti, le rotonde i semplici che hanno peccato per seduzione di Satana ma che, convertiti, entreranno anch'essi nel regno. Infine il Pastore esorta tutti i fedeli a pentirsi finché ancor dura l'edificio della torre e dà un' ultima spiegazione riguardante le forme delle pietre.

SIMILITUDINE X.

Il congedo

SOMMARIO : Capitoli I-III. Come Erma termina di scrivere il libro, si presenta a lui l'Angelo (Figlio di Dio) il quale, esortatolo a praticare i precetti dettatigli dal Pastore da Lui inviato, affida per sempre lui e la sua casa al Pastore e alle Vergini (le Virtù) di cui nella Sim. IX.

Credits (2013):

Matteo Tosi
Pina Di Giulio
Tania Mezzanotti
John McKenzie
Jean Gilles Kenley
David Chenet
Angie Tirelli Fernandez
Flerie Silleza
Davide Gilioli
Silleza Flerie Macatangay